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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Solo, sola

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 Sono qui solo per salutare. Sospesa nel limbo del non sapere, galleggio nel capoc dell'incertezza. In realtà so qualcosa: diamine se lo so. So di avere qualcosa (eufemismo), so di dover fare presto perché la Kosa galoppa (infatti ho perso tutto il mese di agosto, ché Ferragosto è una festa pagana più osservata del Natale), e adesso ciondolo di qua e di là aspettando una telefonata che non arriva. Uno spasso, vero? Mica non faccio niente: faccio acquisti per le nipotine, compro farmaci e alimenti per cane e gatti, rassetto la casa, leggo e ascolto notiziari. La valigia per il ricovero è pronta, perfetta. Studio la comparsa di sintomi.  Angoscia, smarrimento e spavento sono gli ingredienti del cocktail che ho dentro. E un pizzico di solitudine, e una goccia di paura. (Tranquilli, sono astemia)

Di carta

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 K  E niente, pensavo. Guardavo le foto, sul comò,  tutte ben sistemate,  e mi ricordo benissimo quando sono state scattate. Ricordo la levità,  la nonchalance con cui sono state prese, tra chiacchiere e risate, tra abbracci e baci; in mezzo le foto, così,  a completamento.  Ora sono lì,  a rappresentare qualcuno, taluni, l'intera mia famiglia d'origine e parte di quella acquisita (la parte forte, la radice). (Diventerò anch'io una donna di carta. Ma prima darò battaglia, lavorerò più di prima, uscirò più spesso, camminerò più velocemente. Il tempo corre, i granelli argentei scivolano nella clessidra, non ne restano ancora chissà quanti: presto, presto. Senti? Non ti pare che già cigolino le catene, stridano i cordami del sipario?)

Flamenco!

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 Niente kappettini Solo una piccola sudicia cosa Preparare il raggio-laser per annientarla   (?Provare a trattenerla?)

K come Cioccolato: tante varietà

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Non ho neanche ancora uno straccetto di diagnosi, tipo: cioccolata al latte o fondente. Aspetto. E' da luglio che sono sulla graticola a temperatura crescente. Domani ad esempio dovrei sapere se c'è un unico K , o anche tanti piccoli kappettini a spasso. Aspetto. Poi, a distanza di giorni, dovrei sapere se è cioccolato bianco, noisette, o fondente (70%, 80%, 90%?). Nel frattempo vivo (mmm... diciamo meglio, nel frattempo respiro, parlo, mangio, mi occupo della casa, dei gatti, della campagna, e sbriciolo tempo sulla grattugia dell'orologio) Sapete che pensavo? che potrei farmi tatuare (odio i tatuaggi, ma a questo punto...) dicevo, potrei farmi tatuare una bella K in fronte. Magari un po' estetica, arricciolata. Così non avrei bisogno di parlare. Ma secondo me mi si legge lo stesso, negli occhi. Quando mi guardo nello specchio mi vedo uno sguardo a termine. Uno sguardo che finisce. Un vuoto grigio nell'iride.  Iride color cioccolata? no, color ambra, anzi color n...

Cosmetici

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 Era quasi terminato. Il correttore, intendo, per togliere quelle antipatiche ombre scure dagli occhi. Quindi lo dovevo acquistare, ma ormai è introvabile. Solo in rete: l'ultima volta ne ho prese due confezioni. L'ho pescato di nuovo, sono stata fortunata .  Però stavolta ne ho acquistato una sola. Con quel che costa, sarebbe stato uno spreco

Uns're beiden Schatten Sah'n wie einer aus

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 Che c'entra, vero? Dicono che questa sia stata la "vera" canzone di tutti i soldati, durante la II guerra mondiale.  Beh, dato che mi appresto a combattere la mia guerra, sarà  anche la mia canzone. E la so anche cantare, mia madre la intonava spesso, e poi l'ho studiata in tedesco, tempo fa. (Una vita fa, ora sono già  nel mio altrove, mancano solo pochi dettagli. Lo sguardo di compatimento di chi "sa" lo decodifico alla perfezione.) Combatterò la mia guerra con onestà, incoraggerò chi mi sta vicino, piangerò solo di nascosto. (Spero di farcela a osservare il codice del militare ) Il mio tempo massimo lo so già. 

Dietro il vetro

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 Sono qui, eccomi; dietro il vetro opalino che nulla lascia comprendere se non una diffusa luce di perla. Non case, non montagne, non alberi: niente persone, gatti, cani, uccellini. Solo raggi translucidi che nulla definiscono, che abbagliano, anzi accecano. Cosa ci sarà al di là? Immagino che questa sia l'ora della forza, che questa sia una prova, la prima prova: l'ignorare. Pensate al gladiatore che sta dietro alla staccionata dell'arena: cosa lo aspetta? Due leoni, le tigri, oppure un reziario? E la domanda essenziale: sopravviverò? Lui aspetta a piè fermo. (Aspetto a piè fermo)